Quante donne sei?

coloriQuante donne sei? In quante versioni di te stessa puoi cambiare? Sei una figlia, di madre e di padre, e già in questo sarai in due modalità diverse; sei una professionista; sei una sorella, una madre, una compagna; sei un’amica, sei una che ama divertirsi, e sei una che ama la solitudine; ami l’azione, ma anche il romanticismo; ci tieni ad essere in forma, ma ami stare comoda e a tuo agio; sei una fanciulla che si butta in ciò che è nuovo; sei un’amante; sei una donna matura che si prende cura di ciò che ha per poterlo mantenere; sei una crona, una strega, una che sa chiudere, buttare, eliminare ciò che nella sua vita non ha più valore. Sei tutto questo, e molto altro, perché gli archetipi danzano dentro di te. E lo fanno perché ognuna di noi è tante cose insieme, e la nostra personalità e la nostra  energia si creano proprio sulla danza e sull’equilibrio di tutte queste parti di noi.

E lo sai che c’è anche una componente fisica e chimica in una parte di questa danza? E’ la parte che riguarda il ciclo mestruale, e tutti i suoi cambiamenti. Non ci pensiamo mai, ma per gran parte della nostra vita di donne nell’arco di un mese viviamo una danza di ormoni e componenti chimici che cambiano i nostri equilibri, le nostre risposte cerebrali, la nostra attitudine a relazionarci, e anche il livello dei liquidi nel nostro corpo.

Te ne prendi cura? Hai provato ad organizzare la tua vita tenendo conto di tutto questo? Io per esempio ho imparato quali sono le settimane in cui sono più creativa e quelle in cui sono più portata allo studio; so che durante le mestruazioni posso avere delle buone intuizioni, nella fase follicolare concretizzo le nuove idee, i nuovi progetti, i giorni intorno all’ovulazione sono i migliori per presentare progetti o cercare collaborazioni, e nella fase luteale concludo, entro in profondità, lavoro ai dettagli. Non è difficile, no? Significa accettare che tipo di donna sei in una determinata fase e sfruttarne a pieno le potenzialità, fluendo con ciò che si è, cercando le vie di minor resistenza, come farebbe l’acqua. E questo si può applicare al lavoro, ma anche alla vita sociale, alle relazioni, alla sessualità, a tutte le parti della nostra vita.

Non ti piacerebbe approfondire tutto questo, e imparare ad utilizzare tutte le tue potenzialità senza che il tuo corpo e la tua energia ti remino contro? Dopo tanti, tanti anni di studi su tutto questo ho creato un percorso personalizzato proprio per accompagnarti a fare questo, a conoscerti attraverso la ciclicità e ad utilizzarne al meglio la ricchezza. Vai a guardare Menstrual Power, il corso online che ho costruito proprio per le donne che desiderano rendere la loro ciclicità il loro potere, e vieni a farne parte! La nostra vita può essere più ricca, se ne viviamo ogni sfumatura, e meno faticosa, se seguiamo l’energia del momento!

La Ruota dell’Anno

wheel-of-the-yearSeguire la Ruota dell’Anno significa celebrare equinozi, solstizi e i punti di mezzo, seguendo il ciclo delle stagioni, collegandosi alla natura e al clima del posto dove si vive. Fa parte della cultura popolare da sempre: nella nostra tradizione contadina ci sono numerosi esempi di feste che la rappresentano, dalle feste di mezza estate, le celebrazioni del raccolto, o le feste legate alla luce che se ne va in inverno. Nella nostra cultura moltissime feste cattoliche sono state sovrapposte a queste celebrazioni, proprio perché ne viene riconosciuto il valore simbolico ed energetico.

Guardando ai tanti anni in cui ho celebrato questi passaggi mi rendo conto di come è cambiata la mia relazione con tutto questo, come se fossi entrata sempre più in profondità.

All’inizio era soprattutto un allinearmi alla stagione, imparare a connettermi con la natura intorno, e questo mi ha permesso di iniziare a guardarmi intorno con altri occhi, cercando nell’aria i cambiamenti che la celebrazione mi indicava. Mi ha portato ad essere più connessa con ciò che avevo intorno. Ed è stato importante anche per i miei figli, portando anche loro ad imparare a guardarsi intorno e a cogliere ciò che cambia.

L’altro aspetto importante è stato anche l’aver imparato a guardare i significati delle feste che già festeggiavamo con un’altra ottica, cercandone il significato più profondo, magari nascosto, che era più legato alla Terra che a qualcosa di “soltanto” spirituale. Ed è stato importante per imparare a cercare il sacro nel quotidiano.

Allinearsi alle stagioni, tra le altre cose, aiuta anche a prevenire quei disturbi dell’umore legati proprio alle stagioni buie, perché ci permette di vederne il valore, imparando quali sono gli strumenti, le energie, i temi più legati e più adatti a quel momento.

Più passano gli anni, però, e più sento che la Ruota dell’Anno mi porta a risvegliare diverse parti di me stessa; non è più soltanto un guardare fuori ed allinearsi alle stagioni, ma un cercare dentro di me l’archetipo che vive in quel momento dell’anno. Vuol dire risvegliare l’energia iniziatrice della Fanciulla per creare nuovi progetti, o abbracciare la Crona e la sua e mia capacità di elaborare i lutti, di lasciar andare, di mettere la parola fine su ciò che è finito. Imparo a mantenere acceso il mio Fuoco, a prendermi cura della mia Terra, vivendo sempre più la connessione tra il dentro e il fuori. In un anno posso camminare tante parti di me, portando attenzione a quelle che sarei portata a dimenticare e celebrando quelle che vivono in me più facilmente.

E’ un cammino semplice, naturale, connaturato a dove viviamo e a quello che ci circonda; per questo trovo che sia importante imparare a celebrare e vivere la Ruota dell’Anno, perché entrando in questo cerchio, che poi è una spirale in continua evoluzione, possiamo riallinearci, rigenerarci, riconoscerci, fluendo con i ritmi della Vita stessa.

E tu, vivi le stagioni? Celebri i passaggi? Onori le mille sfaccettature che vivono dentro di te?

La Fanciulla Selvaggia

wild-maidenLa Fanciulla Selvaggia giace addormentata dentro di noi, ma con un po’ di desiderio possiamo facilmente risvegliarla. E’ una parte di noi che c’è, esiste, c’è stata e abbiamo conosciuto, e poi un po’ per volta abbandonata, ma è legata alla nostra forza vitale, al potere del desiderio, alla capacità di connessione con la Vita e gli Elementi.

Se cerchiamo nei nostri ricordi sicuramente possiamo trovarla! E’ quella fanciulla che sotto la pioggia alzava la testa per bere, quella che seguiva le formiche per capirne i movimenti e le strade, che sull’altalena viveva l’estasi del diventare una con il vento. E’ quella bambina che gira gira gira su se stessa fino a cadere per terra, per poi ridere sentendo il pavimento che ancora balla, mentre i sensi riprendono faticosamente il loro posto. Quella che al calare del buio guarda fuori dalla finestra inventando magiche e spaventose storie, cercandone le tracce tra le ombre degli alberi e la luna, per il piacere di sentire il proprio corpo reagire al brivido e alla scoperta. E’ quella che parla agli alberi, ascoltandone le risposte nel vento, che comunica con gli animali grazie a sguardi e carezze; è quella che si, ce la può fare, a cercare, costruire, inventare…. è quella che segue il suo desiderio, la sua volontà, e parte esplorando anche se solo nel giardinetto dietro casa.

Poi un giorno qualcuno le ha detto di chiudere le gambe in altalena, che si vedono le mutande; e di correre a casa appena piove, che se prende freddo si ammala. Le hanno detto che era proprio sciocca a girare fino a farsi venire la nausea, e mille piccole altre frasi del genere, ed un po’ per volta questa Fanciulla si è ripiegata su se stessa, si è ritirata, si è nascosta dietro al perbenismo, all’aspettativa degli adulti, al comportamento adatto ad una signorina della sua età…. e noi ci siamo scordate di Lei. Ci siamo dimenticate di tutte quelle sensazioni che prendevano lo stomaco e che ci facevano sentire vive, e di quando poco bastasse per sentirti totali, vibranti, completamente presenti nel nostro corpo.

E ora? Ora proviamo a ricercarla, quella Fanciulla, proviamo ad inseguirne i desideri, le voglie…. saliamo di nuovo in altalena, corriamo giù per le discese, fermiamoci a guardare le nuvole e a respirare il vento. Permettiamo al nostro corpo di parlarci, di mostrarci di nuovo la via per il piacere. Corriamo, danziamo, andiamo ad esplorare un posto nuovo. Perdiamoci nell’osservazione della bellezza di un tramonto, di un prato, del nostro animale domestico che gioca. Perché Lei, la nostra Fanciulla Selvaggia, è la guida più autentica a ciò che ci rende davvero felici. Cominciare di nuovo ad ascoltarne la voce è la guida più semplice verso la nostra pienezza, vitalità, potere. Basta poco, basta aspettare che piova ed uscire a sentire l’acqua sulla pelle…. vi aspetto….

Efesto e le nostre ferite

EfestoEfesto è una divinità dell’Olimpo con una particolare storia: viene generato da Era, ormai già svuotata del potere delle Dee madri precedenti, e relegata al ruolo di moglie di Zeus che agisce più per reazione al marito che per suo intento. O almeno così succede in questa storia: Era, invidiosa di Zeus che è stato in grado di creare Atena senza bisogno di una madre (e potremmo parlare a lungo della simbologia di questo) genera a sua volta Efesto. E qui la storia si dirama: in una versione nasce con un piede storto, e per questo Era lo butta giù dall’Olimpo, nell’altra viene buttato giù dall’Olimpo da Zeus, che non gradisce la sua presa di posizione in questioni familiari, e questo gesto sarà poi la causa della sua zoppìa. Seguendo questa storia non potevamo, lavorando su Efesto, che scegliere di incontrare la nostra ferita, di interrogarci sui nostri sentimenti di esclusione dall’Olimpo, di parlare delle emozioni che nascondiamo nel nostro calderone, il nostro vulcano pronto ad esplodere.

E come sempre quando si lavora in cerchio ciò che è di uno diventa di tutti, e così ci ritroviamo a condividere il senso di esclusione di chi ha sentito di non rispondere alle aspettative dei genitori o di chi da ragazzina è stata esclusa dalle amicizie. E come sempre in cerchio scopri che quello che provi tu, o che hai provato, lo provano gli altri. E così una ragazza giovane scopre che i suoi passi li hanno già percorsi altri, e qualcuno si accorge di una ferita che ignorava, e che magari l’ha condizionata più di quanto pensava…

Proviamo a curarci guardandoci negli occhi, senza sfuggire, senza nasconderci, senza paura di farci vedere per ciò che siamo, con la nostra luce e con la nostra ombra, accogliendo lo sguardo dell’altro con rispetto, con presenza, con accoglienza. E se sempre potessimo guardarci così, forse le nostre ferite di giovani dei e dee rifiutati potrebbero essere sanate!

Alla ricerca di Poseidone

Laurits_Tuxen_-_The_North_Sea_in_stormy_weather._After_sunset._Højen_-_Google_Art_ProjectUno dei temi ricorrenti delle donne che parlano di uomini sono le emozioni! Loro non si commuovono come noi, loro non esprimono quello che provano…. e poi, lo provano come lo proviamo noi? Non piangono, non manifestano i loro sentimenti, e noi a frustrarci, e a cercare di capirli, e a leggere tonnellate di tomi sulle differenze, gli ormoni, il cervello…. e poi, una sera, con un gruppo di donne e di uomini, ti metti a parlare dell’archetipo di Poseidone.

Parli delle maree emotive, parli di un modello che non viene riconosciuto da una società che premia invece la linearità, la leadership, l’uomo che non deve chiedere mai. E mentre ti stai chiedendo quanti Poseidone hai incontrato, se era così tuo padre, o tuo fratello, gli uomini iniziano a parlare della fatica di sommergere quell’archetipo, di tenere a bada le onde, di nascondere tutto ciò che è troppo impetuoso. Ed emergono racconti, e ricordi, di quando da ragazzini non si poteva abbracciare l’amico per paura dei commenti dei coetanei, di quando da bambini la mamma diceva “fai l’ometto, non piangere”, ma anche di quando da adulti non si può esultare per qualcosa che entusiasma, perché se no sei un po’ strano….

E se ancora avevo dubbi, mi basta una serata così per capire che un certo tipo di educazione, che quelli che sono i concetti base del patriarcato, hanno certo ferito le donne, le hanno relegate lontano dal divino e dal potere, ma gli uomini? Quanto hanno pagato e quanto stanno pagando per continuare a portare avanti un mondo che in fondo non vogliono neanche loro? O almeno non tutti…

E poi LA domanda: come si cresce un figlio maschio in un mondo così? Lo accompagno ad incontrare le sue profondità senza paura? E quando uscirà nel mondo, sarà quello strano? O forse sarà uno dei semi che stiamo spargendo per il mondo, con il nostro modo di essere, di vivere, sarà un frammento di quel mondo che stiamo sognando e tessendo, insieme a queste donne meravigliose che vogliono guardare nello specchio e vedere la propria bellezza, e questi uomini che guardano il baratro e non indietreggiano nonostante la paura.

E ci teniamo per mano, e teniamo per mano i nostri figli, e affermiamo che si, si può, se lo vogliamo!

Zeus e i valori del patriarcato

zeusChe senso ha, lavorando da tanto tempo con le donne, sui concetti del risveglio femminile, della spiritualità delle donne, del riscoprire valori precedenti a quelli del patriarcato, trovarsi in gruppo a parlare, scoprire, sperimentare l’archetipo di Zeus?

Eppure è stata una serata illuminante, sia per gli uomini che per le donne.

Intanto perché, che ci piaccia o no, dentro a questi miti patriarcali siamo nati e cresciuti, che ce ne siamo resi conto oppure no. Quindi è importante rileggere una storia dove il potere è così importante che generazione dopo generazione i padri cercano di distruggere i figli per non correre rischi di essere detronizzati, e i figli per sopravvivere devono distruggere il padre. Rileggere una storia dove un uomo sceglie una donna più come un trofeo che per instaurare una vera relazione.

Quanto di tutto questo c’è in noi? Quali Zeus abbiamo incontrato nella nostra vita? Abbiamo parlato di padri che, se da una parte ci hanno mostrato come si manifesta il potere nel mondo, dall’altra hanno tolto il loro sostegno quando non si è più stati sulla strada scelta per noi; abbiamo parlato di capi o professori che scelgono di avere una corte intorno anziché far crescere i singoli; di compagni con cui la relazione è un braccio di ferro fatto di dimostrazioni di potere e valore invece che di cammini condivisi. E che emozione vedere un uomo che si accorge quanta parte di Zeus ci sia nel suo modo di porsi, e quanto se ne voglia distaccare, o di una donna che intuisce che nelle sue relazioni di coppia il gioco di potere la fa da padrone….

La vera domanda, il vero insegnamento, è stato: come sarebbe se camminassimo nel mondo dalla sicurezza del nostro potere interiore, riconoscendo il nostro stesso valore, e incontrassimo l’altro riconoscendone il valore e il potere, senza bisogno di essere più o meno, senza bisogno di misurarsi? E come sarebbe se potessimo vivere così anche le nostre relazioni intime, la nostra sessualità? Come sarebbe se ci sentissimo regine di fronte al nostro re, anziché principesse in attesa dell’eroe, oppure passive ed ubbidienti come spesso ci rimanda l’immaginario comune?

Allora un passo alla volta, uno sguardo alla volta, un incontro alla volta, smettiamo di misurare il nostro valore, “accontentandoci” di essere e vivere pienamente, senza metri, senza scale e gerarchie, alla ricerca della collaborazione e della cooperazione, per poter camminare in bellezza!